Riflessioni sulla scomparsa di Ettore Majorana

Con vistoso ritardo ho deciso di scrivere cosa penso sulla scomparsa di Ettore Majorana e sulla chiusura del caso avvenuta il 4 Febbraio 2015.

Innanzitutto non credo che la riapertura del caso nel 2011 sia stata una mossa corretta o in qualche modo intelligente. Questa decisione ha dei costi per lo Stato, soldi che potevano essere investiti su un giovane fisico emergente. E invece sono stati letteralmente buttati per cercare qualcuno che non solo ha scelto di sparire, ma che comunque ormai è morto. Forse aveva senso continuare a cercarlo fino alla fine della seconda guerra mondiale, ma qualsiasi speculazione successiva per me è da considerarsi alla stregua di un caso di accanimento terapeutico. Perché Ettore Majorana non voleva essere trovato e cercare di riesumarlo dalla sua tomba o da qualsiasi altro posto è una forma di accanimento.

Conosco bene il fascino della storia e so che moltissime persone amano indagare su questo mistero perché risolverlo sarebbe un po’ come vincere una partita a scacchi, una partita incredibile giocata con un genio. Ma chiunque si imbarchi in questa ricerca dovrà ammettere alla fine che lo scacco matto è già stato fatto, nel 1938 quando Ettore con un paio di lettere e un biglietto per Palermo ha deciso di abbandonare il gioco.

Questa indagine quindi non è fatta per essere risolta, questo mistero esiste per ricordarci che il genio è prima di tutto al servizio di se stesso. Ettore non aveva nessun obbligo verso la comunità scientifica, verso la sua famiglia o verso l’umanità intera. Ettore aveva il dovere di cercare la sua strada, come me, come te che stai leggendo e come gli altri esseri umani che sonnecchiano su questa terra. In questi giorni ho sentito molte idee che non condivido, da “facciamo un test del DNA sul corpo di Bini” a “è scomparso perché aveva capito quali sarebbero stati gli effetti della bomba atomica”. Io credo che questo tipo di opinioni non tengano conto della volontà dell’individuo che invece andrebbe rispettata.

majoranaAdesso vi chiedo di fare uno sforzo e di immaginare di trovarvi in una situazione che non vi sta bene, immaginate quindi di avere le palle per lasciare questa situazione perché ritenete che l’unica soluzione sia la fuga. A questo punto chiedetevi cosa penserebbe la vostra famiglia o cosa farebbero i vostri colleghi se decideste di confessare che intendete mollarli tutti e andarvene. Mamma Dorina manderebbe subito fratelli e cugini per cercare di convincervi a non farlo e sicuramente Antonio Carrelli vi inviterebbe a prendervi una pausa o a trovare una soluzione alternativa. E allora come fare ad andarsene senza lasciare ferite troppo grandi ai propri cari? Senza essere trattenuti contro la propria volontà? E’ meglio lasciar credere di essere morti e non farsi trovare più o morire davvero e lasciar credere che ci sia una speranza di essere ritrovati?

E’ qui che si dovrebbe fermare la speculazione ed è qui che si dovrebbe smettere di vagare nella vicenda personale e concentrarsi su quello che Ettore ci ha lasciato prima di andarsene: le sue idee e i suoi studi. Negli anni ho sentito davvero qualsiasi storia sul suo conto, tra monasteri, suicidi, alieni, Sudamerica e presunte malattie, è stato detto di tutto. Conosco persone che hanno impiegato molto del loro tempo per capire dove fosse andato o cosa stesse nascondendo la famiglia (niente). Io stimo alcune di queste persone e le capisco, ma trovo molto più importanti gli studi di coloro che si sono concentrati su quello che Ettore ha fatto prima della sua scomparsa. E’ più utile investire le nostre energie proteggendo e cercando di comprendere il suo lavoro lasciando che la sua vita resti dove lui ha deciso che fosse: lontano dai nostri occhi.

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