Qualche giorno fa sono tornata dalle mie vacanze estive in Laos e Cambogia e ho raccolto molti pensieri durante quei giorni di viaggio. In particolare oggi vorrei parlare del Laos, un Paese in via di sviluppo, in fermento: nuove strade in costruzione si snodano tra le tradizionali risaie e la giungla, monaci scalzi si aggirano tra i locali notturni di Luang Prabang, capanne di legno con antenne satellitari colorate.
Come spesso accade, ciò che ci colpisce dei luoghi, non sono i posti che vediamo a cogliere la nostra attenzione, ma le persone che incontriamo. Ho avuto modo di passare qualche giorno nei villaggi del Laos Settentrionale e ho visto tantissime persone che si affannavano lungo la strada per vendere i loro beni, andare a lavorare nelle risaie, andare a caccia. Tutta questa gente vive una vita rurale, fatta di sudore, fuoco, pioggia e molto altro. Gli animali che vivono con loro non sono come i nostri cani dal pelo lucido e i nostri gatti grassocci, si tratta di animali scheletrici, timidi e non sempre sono cani o gatti, spesso il migliore amico dell’uomo è il maiale o la mucca o il bufalo: bestie che noi vediamo solo sui nostri piatti, al massimo in gabbia. Questa gente vive nel 2015 attaccata a sottilissimi fili che conducono verso lo sviluppo: piccoli cambiamenti che incontrano nella loro vita, segni indelebili del progresso. Spesso non sono nemmeno loro gli artefici di questo destino che gli aspetta, i cinesi costruiscono le strade, i vietnamiti estraggono l’oro e i laotiani li aiutano ben contenti di avere un’occupazione. L’arrendevolezza di questo popolo li porta ad accettare il cambiamento che viene da fuori sapendo che per loro significherà anche meno malattie, più ricchezza, più comodità e così via.
In questo contesto, è stato inevitabile chiedersi quanto essi siano consapevoli di ciò che arriverà con il progresso e se avranno la forza di condizionare la modernità, di fornire una loro interpretazione del nuovo e del moderno. Prendiamo ad esempio i giapponesi: credo che siano riusciti a interpretare il futuro, a “giapponesizzarlo”. Anche la Cina è riuscita a fare questa cosa e anzi adesso impone le proprie regole di sviluppo. Cosa ne sarà invece di questi Paesi più piccoli e meno proattivi? Cosa ne sarà di queste persone che stanno cercando di non eliminare tutte le loro foreste che vengono quotidianamente disboscate per esportare il teak?
Io credo che nel loro modo di vivere ci sia una lezione per tutti coloro che si sono dimenticati che le persone sono più importanti delle cose, che la religione non può essere un obbligo, ma una scelta, che è sufficiente un bicchiere solo per tutti e riempirlo più volte per avere tutti da bere e fare serata. Ovviamente se ci fermiamo un attimo a riflettere, tutti ci rendiamo conto che spesso la nostra vita è spersonalizzata, fredda, frenetica e non riusciamo a dedicare il tempo giusto per ogni cosa. Per quanto tutto questo possa sembrare ovvio, quello che credo sia davvero il nostro limite è trovare il tempo per rendersi conto di tutto questo e decidere attivamente di vivere secondo delle priorità che sono nostre e non imposte dalla fretta, dalla società o dalle mode.
Attraversiamo la vita con uno zaino sulle nostre spalle e penso che spesso nel mondo occidentale tendiamo a sovraccaricare questo zaino con cose che non ci servono veramente. Alcuni si fermano a controllare le cose che hanno portato con se e magari scelgono di buttarne qualcuna, ma tendenzialmente la maggior parte di noi continua non solo a trasportare una marea di roba sulle proprie spalle, ma anche a prendere cose nuove che si trovano lungo la strada. Non c’è niente di male nel raccogliere, ma forse dovremmo fare più attenzione a quello che mettiamo dentro visto che non esistono automobili sulla strada della vita, ma dobbiamo portare tutto il peso sulle nostre gambe.
Torniamo però ai laotiani, che si trovano a fare adesso scelte che noi abbiamo fatto decenni fa e a scegliere cosa portare con se e cosa lasciare indietro. Per adesso essi viaggiano leggeri, tenendo con se le cose più utili, quelle che davvero faranno la differenza durante il viaggio: riusciranno però ad attraversare questo cambiamento mantenendo uno zaino così leggero e comodo da portare oppure inizieranno a raccogliere cose, a cambiare il contenuto del bagaglio rischiando di rimanere travolti dal progresso inclusi i suoi potenziali lati negativi?
Non so quali scelte saranno giuste, quali saranno sbagliate, trovo però che l’unico modo per mantenere sano questo mondo sia fare in modo che il progresso assuma delle forme diverse e che ogni popolo, ogni persona, componga al meglio il proprio zaino.
Posto che è giusto che arrivino le strade, gli ospedali, le scuole, i computer e tutto il resto, solo riuscendo a trovare il contenuto giusto da portare con noi avremo un ventaglio di possibilità utile a superare i limiti e le possibili controindicazioni del progresso.
Questi pensieri mi sono venuti in mente proprio nelle strade in costruzione del Laos e credo che siano riferiti anche a noi occidentali, proprio ora, proprio in questo momento, abbiamo la possibilità di fare meglio e di condizionare il nostro futuro sia come popolo che come individui, siamo disposti a farlo o ci lasceremo trascinare dagli eventi?