L’idea per questo post (e chi se lo aspettava di arrivare a 3) nasce da una conversazione con la mia collega Pizzi (che tra l’altro è una famosa ironic italian blogger) tenutasi in pausa pranzo. Si parlava di viaggi in Paesi non proprio facili e del fatto che molto spesso si consiglia di non fare l’autostop, non seguire la gente a caso, non prendere il taxi. Si tratta per lo più di forme di buon senso che molto probabilmente applichiamo anche in Italia (su su lo sanno tutti che se non sei un business man il taxi si prende solo nelle questioni di vita o di morte tipo di notte in via Padova a Milano). Eppure a volte in viaggio capita di rischiare un pochino. E’ naturale, non c’è molta scelta. L’importante è essere sempre vaghi quando si raccontano queste cose alla mamma, alla nonna o a chiunque altro possa avere un attacco di panico.
Detto questo non sto per parlarvi (ok scrivervi) di una storia da attacco di panico, ma di un semplice episodio della mia vita che poteva succedere a chiunque faccia un viaggio non organizzato in Marocco. Ci trovavamo a Fes durante una di quelle tiepide serate marocchine tipiche del periodo autunnale. Sognavamo di ubriacarci allo sfinimento…no sognavamo di bere una birretta, ma essendo in un paese islamico sorseggiavamo te alla menta e jus the banane in un bar vicino a Bab Bou Jeloud. Dal momento che sono donna, quando sono colta dalla necessità di andare in bagno non è una cosa facile. Ma ero in bar quindi nessun problema, chiedo al gestore. Risposta: “Attraversa la strada, entra in quell’albergo, sali su e trovi il bagno!”. Sono partita di corsa e sono arrivata a destinazione (passando davanti ai gestori dell’albergo increduli, ma tranquilli…a quanto pare erano imparentati con il proprietario del bar). Il problema era però che nel bagno c’era un tizio ed era tutto buio, quindi da donna coraggiosa quale sono mi sono spaventata e sono scappata via. Tornata al bar il gestore, che tra l’altro si chiama Abdul subito mi chiede “allora l’hai trovato?” dal mio “si” incerto intuisce la menzogna e decide di accompagnarmi.
MAI SEGUIRE UNO SCONOSCIUTO. Ma chiaramente io sono completamente insensibile alle più semplici regole del buon senso così lo seguo senza tra l’altro avvertire il resto del gruppo. Tornata nel bagno ormai mi è passata la voglia di andarci, soprattutto se c’è Abdul che mi aspetta fuori dalla porta così gli sorrido e gli spiego che ero riuscita ad andare fino a li sola. Abdul rilancia quindi invitandomi a salire sul tetto dell’albergo.
MAI SEGUIRE UNO SCONOSCIUTO SUL TETTO DI UN ALBERGO. Ma io chiaramente ho fatto 30 e devo far 31 così saliamo le scale insieme fino alla terrazza che si trova sul tetto dell’albergo. Lo spettacolo che mi si apriva davanti era uno dei più belli che avessi mai visto: la medina di Fes si apriva davanti ai nostri occhi con le sue calde luci e la sua vita brulicante tipica dei Paesi mediterranei. Credo che non avrei più avuto altre occasioni per ammirare uno spettacolo del genere e la cosa ancora più entusiasmante è stata comunicare con Abdul e sentire le storie della sua infanzia in un villaggio vicino al deserto e della sua migrazione verso la città insieme a suo padre alla ricerca di una vita migliore.
Con questa storia non voglio invitarvi a fare cose sconsiderate o a mettervi in pericolo durante i vostri viaggi, ma voglio invitarvi a riflettere sul sospetto e sulla sfiducia che spesso abbiamo verso il prossimo soprattutto se diverso. Si sentono moltissime storie sui marocchini immigrati in Italia e sui Paesi musulmani. Queste cose sono vere e vanno raccontate, ma quando si viaggia bisogna sempre portare con se due tipi di lenti e guardare il mondo con entrambe: le lenti dell’attenzione, quelle che ci permettono di focalizzare bene ciò che ci sta attorno e di individuare eventuali pericoli e le lenti della fiducia, quelle che ci permettono di leggere tra le righe e di scoprire così che dietro le quinte dei nostri pregiudizi si nasconde la natura gentile e ospitale di un popolo.
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I got the idea for this post during lunch break I spent with a colleague of mine, Silvia (who is actually a famous ironic Italian blogger). We were talking about travels in not-so-easy countries where it is usually recommended to avoid hitch-hiking and taxis and of course it is always better not to follow strangers (I actually wouldn’t do that in Italy). However sometimes it happens to break one of these rules while traveling and risk a little bit. It’s normal everybody does that and it’s not always a bad idea to do that. Just be careful when you tell your mom what you’ve done because she might panic.
Now, I am not about to tell you a scary story. This is ordinary stuff that can happen to anybody traveling in Morocco without a guide. We were in Fes and it was a lovely evening in September. We dreamt of drinking a beer but it was almost impossible in Morocco. We were therefore sitting in a small café in Bab Bou Jeloud. As I am a woman, going to toilet might be a problem sometimes, but I was in a café so I thought that I wouldn’t have had any problem. I asked to the owner where the toilet was and the answer was very unexpected: “Cross the road enter the hotel over there go to the second floor and you will find a toilet (my father is the owner of the place so don’t worry)”. With some perplexities I left the café and went to the hotel. Nobody stopped me and I easily found the toilet, but I was very dark and there was a man in there. I got scared and I ran away. When I came back to the café the keeper asked me if I found the toilet and he understood from my uncertain “yes” that there was something wrong. So he told me he’d take me there and so we left together to the hotel.
I know, NEVER FOLLOW STRANGERS. Just sometimes my common sense forsakes me and I followed Abdul (that was the guy’s name). We got again to the toilet and I told them that I already was there so he thought he would show me something else “Have you seen the roof?”.
NEVER FOLLOW STRANGERS ON ROOVES. Okay but when you start something you can’t stop in the middle of it. So I followed again. What I saw on the roof of that hotel was the entire Medina in its warm colors and the tireless life that populates it. I think I wouldn’t have had other occasions to see this incredible show and I was amazed to hear Abul’s stories about his childhood in a village near the desert and his migration to the city where he tried to seize a better life.
With this story I don’t want to invite you to do reckless stuff while traveling. What I would like you to do is to think about how trust can change our travel experiences. We usually hear lots of stories about Muslim countries and the dangers you might encounter while traveling. These stories are true and it’s important to listen to them. Yet it is also very important to put in our luggage always two type of lenses: the “prudence lenses” which help us watch out and discover potentially dangerous situations and the “trust lenses”. These lenses help us read better the culture we’re exploring giving us a chance to discover behind the curtains of our prejudices the kindness and the hospitality of people.
E se io, durante il mio viaggio in Kenya, non avessi accettato il passaggio di un sospettissimo guidatore di tuk tuk sprovvisto di patente? Probabilmente avrei preso la decisione più saggia di tutte, ma non sarei mai arrivata a Watamu e mi sarei persa la spiaggia più bella che abbia mai visto in vita mia.